Ho deciso di anticipare la pubblicazione della mappa del Sahel, che comprende Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Benin, Togo, Nigeria e Camerun. Si tratta di una macroregione particolarmente complessa, teatro di conflitti spesso trascurati, ma con ripercussioni dirette sulle nostre vite sotto molti aspetti: dai flussi migratori, alle dinamiche politiche (come la presenza russa al fianco di alcuni regimi locali), fino alle questioni economiche legate al controllo delle risorse.
La mappa è disponibile nei miei link in bio (TapLink). A parte gli eventi più significativi, cercherò di aggiornarla mensilmente per seguire l’evoluzione della situazione, che resta estremamente complessa.
Un chiarimento importante riguarda la definizione delle aree di controllo.
Spesso, infatti, non si tratta di un controllo pieno o formale. Gruppi come JNIM, ISGS e ISWAP esercitano una presenza indiretta su alcuni territori, che è spesso volatile e si fonde con la popolazione locale. Più che vere e proprie aree di controllo, si tratta di aree operative, in cui questi gruppi sono attivamente presenti, controllano alcuni villaggi o città, ma in modo fluido e non sempre stabile, rendendo difficile una mappatura precisa.
Le aree gialle rappresentano zone contese: sono sotto un sostanziale controllo governativo, ma soggette a frequenti attacchi, rapidi cambi di mano e dinamiche ancora più instabili delle precedenti.
Nella mappa, ho assegnato:
il colore rosso a JNIM,
il colore nero a ISGS e ISWAP (riconoscibili in quanto ISWAP è attivo solo in Nigeria e Camerun).
Burkina Faso
Partiamo dal Burkina Faso, dove si registra un aumento verticale degli attacchi da parte del JNIM.
Gli eventi mappati si riferiscono al solo mese di maggio, e già danno l’idea della pressione crescente.
Gli attacchi si sono concentrati in due aree principali:
a nord-ovest, lungo il confine con il Mali, che insieme costituisce un’unica macroregione operativa per il gruppo jihadista;
a sud-est, nella zona al confine con il Benin, un'area sempre più esposta all'espansione jihadista.
Due sono stati gli eventi più significativi nel mese di maggio.
Il primo è l’attacco a Djibo, dove JNIM è riuscito a prendere il controllo della città per diverse ore, infliggendo pesanti perdite all’esercito burkinabé prima di ritirarsi. Un’azione che segna un’escalation evidente delle capacità operative del gruppo.
Nella provincia di Soum, dove si trova Djibo, gli attacchi sono in forte aumento. Lo stesso JNIM ha dichiarato di voler passare al controllo diretto delle città, un cambiamento di strategia che, almeno nelle intenzioni, rappresenta un salto di qualità rispetto alle azioni finora condotte.
Anche l’area operativa attorno a Ouahigouya si è estesa: il gruppo ha intensificato le incursioni nelle periferie, e non è da escludere che possa tentare un’azione analoga a quella di Djibo. La pressione su questa parte del paese è ormai sistemica.
Un altro evento significativo è stata la presa di Diapaga, nella provincia di Tapoa, al confine con Niger e Benin.
Qui, JNIM ha attaccato e conquistato la base militare locale, segnando un ulteriore successo nella sua espansione nell’est del Burkina Faso.
Nei giorni successivi, sono circolati diversi filmati che confermano la presenza prolungata dei miliziani nel villaggio, segno che, almeno per ora, il gruppo mantiene un controllo di fatto sull’area.
MALI
La situazione in Mali non è molto migliore rispetto a quella del Burkina Faso.
Gli attacchi si concentrano principalmente nella regione di Mopti, probabilmente la più instabile del paese, situata al confine con il Burkina Faso. Qui JNIM mantiene una presenza capillare e persistente, sfruttando la frammentazione del controllo territoriale.
La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza dello Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS) nella parte orientale del paese, soprattutto nelle aree al confine con il Niger, dove si moltiplicano gli scontri tra gruppi jihadisti rivali e forze governative.
Da segnalare anche la capacità di JNIM di colpire ben oltre le sue aree operative tradizionali: lo dimostra l’attentato avvenuto a sud di Bamako, che ha preso di mira un’azienda estrattiva cinese, evidenziando una strategia sempre più flessibile e mirata del gruppo.
Da segnalare, tra gli eventi più significativi recenti, anche la cattura della base di Dioura, sempre nella regione di Mopti.
L’attacco conferma l’intensificarsi delle operazioni jihadiste nell’area e la capacità di JNIM di colpire postazioni militari fisse, non solo villaggi o convogli.
La presa di Dioura rappresenta un colpo simbolico e operativo importante, dato che si tratta di una base già nota per essere stata teatro di un pesante attacco nel 2019. Il fatto che sia nuovamente caduta sottolinea la persistente vulnerabilità delle forze armate maliane in queste zone centrali.
Niger
In Niger, la minaccia principale è rappresentata dallo Stato Islamico, presente con le sue due diramazioni regionali: ISGS (Islamic State in the Greater Sahara) e ISWAP (Islamic State West African Province).
Le attività di questi gruppi si concentrano nelle zone transfrontaliere, in particolare nell’area del Lago Ciad e lungo i confini con Nigeria, Burkina Faso e Mali.
A differenza di JNIM, il controllo territoriale esercitato da ISGS e ISWAP è ancora più fluido e intermittente, basato soprattutto su attentati mirati e attacchi di tipo “hit and run”, che colpiscono anche villaggi civili – in particolare cristiani – aumentando l’instabilità e la tensione intercomunitaria.
In questo contesto, il concetto di area operativa è ancora meno legato a un controllo diretto del territorio rispetto a quanto osservato in Mali e Burkina Faso: si tratta più di zone d'influenza dinamiche, dove i gruppi si muovono rapidamente sfruttando la debolezza del presidio statale.
Le aree più colpite restano a nord di Niamey e lungo i confini occidentali e sud-orientali del paese, dove la presenza jihadista è consolidata da anni.
Benin e Togo
Pur non facendo parte del Sahel dal punto di vista geografico, il Benin è ormai da considerarsi parte integrante della dinamica regionale, a causa della progressiva espansione di JNIM nel nord del paese, facilitata anche da affiliazioni con gruppi locali.
Negli ultimi mesi si sono verificati attacchi violenti contro caserme e postazioni militari nel nord del Benin, spesso lanciati a partire dalle basi operative che JNIM ha stabilito nei parchi nazionali lungo il confine con il Burkina Faso – in particolare nel Parco W e nelle aree circostanti.
Un fenomeno analogo è osservabile anche nel nord del Togo, dove però l’attività jihadista risulta per ora più contenuta. Gli attacchi registrati sembrano provenire principalmente dal territorio del Burkina Faso, suggerendo una penetrazione ancora iniziale, ma da non sottovalutare.
Nigeria, Camerun, Chad
Anche la Nigeria, pur non rientrando geograficamente nel Sahel, è strettamente collegata all’area, sia per la presenza di ISWAP (Islamic State West African Province) nella zona transfrontaliera del Lago Ciad, sia per le attività di JNIM in Benin, che creano un asse jihadista esteso anche verso sud.
Il Camerun e il Ciad condividono dinamiche simili, con una forte presenza di ISWAP nel loro nord, in particolare nelle aree a confine con la Nigeria, che restano zone calde del conflitto.
ISWAP nasce come scissione da Boko Haram, dopo anni di pressione militare che avevano già costretto quest’ultimo a rifugiarsi nella regione meridionale del Lago Ciad. La successiva lotta interna tra le due fazioni ha portato ISWAP a diventare il gruppo dominante, ereditando strutture, miliziani e influenza, mentre Boko Haram è ormai ridotto a una formazione minore, sebbene ancora attiva.
Oggi, ISWAP concentra gran parte delle sue operazioni nella regione del Borno, ma è particolarmente attivo nelle aree transfrontaliere tra Nigeria, Camerun e Niger, con attacchi regolari a postazioni militari, convogli e villaggi.
Recentemente, un raid aereo dell’aviazione nigeriana ha colpito una roccaforte del gruppo a Chiralia, nello stato di Borno, infliggendo perdite significative e confermando la centralità di questa zona nelle dinamiche del conflitto.
Per questo mese ho terminato gli aggiornamenti. L’obiettivo è fornire un quadro della situazione su base mensile, salvo eventi particolarmente rilevanti che richiedano aggiornamenti straordinari.